La forte crescita degli indici di riferimento Euribor e IRS nel corso dell’ultimo trimestre 2022 ha spinto privati e famiglie italiane verso i mutui a tasso fisso. Una evoluzione non certo sorprendente, considerato in che modo si sono mossi i due parametri, e la cui tendenza dovrebbe proseguire anche nel corso dei prossimi mesi.
Come sono cambiati i tassi negli ultimi mesi
Per comprendere in che modo l’evoluzione degli indici Euribor e IRS ha impattato sui tassi dei mutui italiani è forse sufficiente sintetizzare come l’indice Euribor a 3 mesi tra ottobre e dicembre sia passato da un valore medio dell’1,43% a un valore medio del 2,23%, mentre nello stesso tempo l’indice IRS a 20 anni è passato da un valore medio del 2,96% a un valore medio del 2,57%.
Tale evoluzione, e il conseguente contenimento del gap tra i tassi fissi e quelli variabili, ha intuibilmente spinto la platea di potenziali mutuatari a scegliere con crescente convinzione i mutui a tasso fisso che, nella parte finale dell’anno, hanno presidiato il 72% delle richieste totali, contro il 58% di un trimestre prima. Cala invece dal 23% al 18% la quota di mutui a tasso variabile, e dal 18% al 9% la quota di mutui a tasso variabile con cap.
Crescono i mutui per surroga
A caratterizzare l’ultima Bussola Mutui CRIF è anche il cambiamento della ripartizione delle richieste di mutui per finalità. I mutui per acquisto prima casa scendono infatti dal 78% al 69%, mentre quelli dei mutui per surroga sono contemporaneamente più che raddoppiati dall’11% al 24%.
Piuttosto chiara, in tal senso, è la tendenza di molti mutuatari italiani di mettersi al riparo dalla crescita dei tassi di interesse, che dovrebbe proseguire anche nei prossimi mesi, optando per una forma dall’onerosità più certa.
Quanto costano i mutui secondo CRIF
Come ad ogni pubblicazione, anche nell’ultima edizione la Bussola Mutui CRIF ha stimato a quanto ammontino i costi di un mutuo per acquisto casa sulla base dei migliori tassi riscontrabili sul mercato.
In tale ambito, prendendo in considerazione un mutuo a tasso fisso per acquisto casa di durata pari a 20 anni, importo di 140.000 euro su valore immobile di 220.000 euro, un richiedente di 35 anni può spuntare sul mercato un migliore tasso fisso finito pari al 3,12%, e ottenere così una rata mensile fissa di 785 euro. Per la stessa operazione, invece, il miglior tasso variabile è del 2,56%, con una rata mensile di 746 euro.
Dunque, optando oggi per un mutuo a tasso variabile rispetto al tasso fisso, il mutuatario può conseguire una riduzione di rata di 39 euro, esponendosi però al rischio che tale gap possa diminuire, azzerarsi e invertire la tendenza nei prossimi mesi.